lunedì 29 aprile 2013

ACCOGLIENZA TRENTINA - A Pomarolo

Ciao Ginger,
non abbiamo avuto tempo di sentire la tua mancanza a Pomarolo, troppo occupati a farci passare la delusione di un pomeriggio freddo, piovoso e poco accogliente.


"Pomarolo è un tranquillo borgo in una conca che montagne amiche proteggono dal freddo e dai venti"  recita la presentazione sulla pagina web del comune di Pomarolo ... .


Giuseppe balla con Claudia
Abbiamo conosciuto questo paese quest'estate invitati da Attilio Gasperotti a partecipare alla festa di musica e danza popolare nei cortili del paese ed era stata tutt'altra atmosfera: bancarelle, persone che si incontravano con la voglia di imparare cose nuove, passi, battute e sottofondo le cornamuse un po' ovunque. Lì abbiamo conosciuto Gilberta Gaviani e Giuseppe Scandiffio che ci hanno insegnato diverse danze romagnole (lei con indimenticabili scarpine rosse che marcavano la marsigliese, lui con la galanteria del sud aveva un occhio di galante riguardo per ognuna delle donne che voleva imparare un passo nuovo).
Gilberta balla con Andrea, in una foto di Lucia Bortolotti


Con tutti questi bei ricordi nel cuore abbiamo accettato con entusiasmo l'invito di andare a presentare un vero e proprio spettacolo per l'apertura di Lavorfolk ed il 27 aprile eravamo là per presentare "Dagli Appennini alle Alpi" il nostro repertorio del nord Italia:  abbiamo ripassato le danze emiliane imparate con Diamantini, abbiamo studiato i balli di Collio, ci siamo dati da fare... Tu non sei venuto ultimamente, ma noi siamo andati avanti, adelante siempre
  
Oliver, con noi in trasferta
Scialle e e tabarro
Ma questa volta Pomarolo ci ha accolti con freddezza: a parte gli scrosci di pioggia e il freddo (che bello avere i mantelli!), il pubblico era inesistente, non sapevamo che cosa ci stavamo a fare sotto il palco a ballare davanti al vuoto. anche il sempre entusiasta Andrea mostrava segni di profondo scoramento. Tutti bar erano chiusi...poi uno aprì apposta per farci degli espressi come si deve.
Fortuna volle che gli organizzatori avessero fissato per le 4 del pomeriggio oltre che il nostro intervento anche quello del gruppo di musica da ballo "I cani randagi", anche loro sconsolatamente senza pubblico: ci siamo messi a ballare sulle loro note e loro hanno suonato per noi a richiesta.

Stefano Masera e i cani randagi
 E alla fine abbiamo ballato molto più che se avessimo fatto un semplice spettacolo, ci siamo divertiti, abbiamo provato le danze italiane che da tanto non facevamo più! e con noi c'erano anche la Grazia, Peppino (mascotte di impareggiabile generosità) e Oliver. 
Ed è stato proprio bello. 
che simpatici i nostri uomini.
Peppino, simpatia in trasferta
Sarebbe stato ancora più bello chiudere con una cena a base di canederli caldi ma la prospettiva di mangiare sulle panche all'aperto non ci allettava molto e visto che Pomarolo non poteva offrirci un pasto al caldo ci siamo diretti al ristorante indiano di Villa Lagarina.




Per avere con noi anche Riccardo gli abbiamo promesso di passare il pomeriggio di domenica a lavargli i vetri di casa, ma ne e valsa la pena.
E  come souvenir questi sono alcuni dei momenti di ballo:




Mauro con la ballerina trentina


un bel giro di gigo


Riccardo e Cecilia, Valzer del mandriano


Contravansa



Claudia e Luigi



Andrò










Quanto ha ballato Cecilia, non si è quasi mai fermata. 
Andrea  si è ripreso e anche lui e Gloria si sono divertiti, tanto che la sera successiva erano ancora lì col loro camper. 
Alcune ballerine trentine del gruppo di Pomarolo ci hanno insegnato nuovi passi: spero che Laura e Luigi li abbiano memorizzati bene e che li si possa rifare alla cascina Rezzoletta.
Allora, a presto caro Ginger. abbiamo proprio bisogno di momenti così per sentirci un gran bel gruppo.




Ander dro


Quanto mi sono divertita!











domenica 21 aprile 2013

PREMI IL CUORE: il Saltarello romagnolo


Vagando sul web può capitare di imbattersi in testi che vanno oltre lo scopo per cui sono stati scritti: eccone uno.
Ringrazio Gian Carlo Battilani, che è stato anche a suonare per noi all'Osteria del Naviglio qui a Rezzato, per la semplicità e la chiarezza con cui ha riordinato le informazioni raccolte (un lavoro lungo e preciso fatto sul campo), e per lo spaccato umano che ha saputo tratteggiare descrivendo certi campanilismi che spesso ci travolgono nella ricerca dell'esecuzione perfetta.
Con l'augurio che danzare sia sempre una gioia e che si possa sentirsi tutti partecipi della gran tresca finale, dove  ci si dà e ci si concede.



IL SALTARELLO IN ROMAGNA
una sintesi a cura di Gian Carlo Battilani

Curiosa storia le passioni; vengono senza bussare ed è difficile scrollarle di dosso... da me ha bussato quella per il saltarello e ci vorrà un po' di tempo prima che mi passi. Ho scritto queste pagina per fare un po' di ordine, sia per me che per gli altri (appassionati)
Dal 2003 ad oggi ho raccolto tante informazioni ma tante ancora mi mancano. Tuttavia ho voluto ricapitolare in una tavola sinottica tutto ciò che so, proprio per porre ordine nella vicenda. Il principio-guida è analogie & differenze. Scopo? riuscire a ballarli tutti senza fare confusione!
Inciso: mi scuso coi lettori se il linguaggio risulta talvolta inappropriato o sembra una lezione. Vi assicuro che non è intenzionale. Vivo ogni festa a ballo come un luogo dove ci si diverte, non si compete e non c'è stress...personalmente mi trovo a mio agio nel mondo folk rispetto al liscio dove ci sono figure codificate, gare, giurie... e con esse l' "accademismo della danza"... fino al tango argentino che è accademismo puro, ma loro ci sguazzano e non ballano altro per anni...sono contento che siano contenti, ma è una filosofia che non mi appartiene. In fondo ribadisco che qui intendo solo mettere un po' di ordine e non fare "L'accademia della danza folk".
Breve dietrologia: si sa che ogni borgo aveva un suonatore di riferimento che celebrava la festa come un rito, c'era un ballo principale o pochi balli; si facevano sempre solo quelli perciò si sviluppava uno stile preciso... invece oggi siamo "figli degli stages" e degli "ateliers" e si teme che tutto diventi "simile"..."omologato"...è vero...è un pericolo che corriamo. Ma c'è anche una posta in gioco. La continuità della tradizione. Se il ballo rimane ingessato in una teca pian piano va in declino. Se lo si dà "in pasto" a nuove generazioni il ballo resta in vita ma è soggetto a mutazioni. Di fatto resta fissa la melodia ma le movenze cambiamo perchè il ballerino, conclusa che sia la fase didattica, comincia a mettere del proprio; se la cosa piace viene imitato dai suoi coetanei. Lo vedo già bene nelle bourrées: le movenze dei 20enni non hanno più niente a che vedere con quelle dei 40-50 enni... eppure l'orchestra suona la bourrée per tutti!
Molti mi dicono che "consumiamo" le danze in quantità industriale...senza approfondire poche cose per farle in modo eccellente...
Verissimo, ma la nostra società è ad anni luce da quella che diede origine alle danze che ci proponiamo di conservare. Continuiamo a ballarle perchè non se ne perda la memoria ma se nostro bisnonno resuscitasse dicerto non riconoscerebbe ciò che noi oggi danziamo pensando che fosse "la sua danza". Sono tanti quelli che ballano per divertirsi ed io con loro. Come suonatore mi trovo in un osservatorio privilegiato. I ballerini hanno l'orecchio allenato e sentono se io suono "fiacco", ma dal palco io vedo sempre tutti. Noto se un cavaliere è incerto nella guida o se una dama balla fuori tempo. Per questa ragione mi dispiace vedere che certi balli vengono evitati perchè sono stati insegnati in modi diversi. Questo survey ha questa finalità: segnare un punto fermo in modo che ci sia univocità in sala e possano ballare tutti. Nella tavola sinottica, nei rari casi in cui ci fossero state discordanze, io ho messo UNA forma, senza dire "ma si può fare anche cosà"...non mi interessa, è meglio dare una SOLA versione ad una coreografia, e che sia la stessa per tutti! Se uno ha fantasia la mette nella postura, nelle ornamentazioni in ciò che si usa definire "lo stile personale".Per fare un esempio: "si entra in stella di mano destra" ma nella furia del ballo una coppia è convinta del contrario e si va allo scontro. Ho visto gente litigare per delle futilità. Dopo il ballo senti dire: "ma noi abbiamo imparato dal tale e ci ha detto così..." già, l'istruttore può aver detto il vero o il falso, come tutti anche lui può incorrere in errore, ma.........l'importante è che la comunità che sa ballare, esempio, la "manfrina in 4 di Premilcuore" (metti 500 persone in tutta Italia) la sappia fare in UNA versione, e senza intoppi, se si vuol ballare insieme in modo scorrevole!
L'incertezza è quello che mi preme evitare. Un pizzico di "accademismo" lo vorrei spendere su questo teme: l'andamento coreografico.
Ed ecco dove stanno le differenze: nell'Appennino bolognese i balli hanno nomi diversi ma in sintesi le figure che si eseguono sono sempre solo 3: tonda, balletto, braccia; quello che conta è lo stile, che può includere diversi ornamenti e nel finale c'è sempre la tresca... E in Romagnai balli sono tanti con coreografie sempre diverse! come modulo ricorrente anzichè avere la tresca noi abbiamo il saltarello; qui ve li elenco tutti, notate come variano secondo la zona geografica al pari dei dialetti. Ma una festa a ballo non si definisce tale se non si lascia un adeguato spazio all'esecuzione di uno o più saltarelli. Assume anche denominazioni diverse tipo "russiano" o "ballinsia", ma il saltarello è il ballo per antonomasia delle contrade di Romagna.
(questo interessantre articolo l'ho trovato in internet, senza fonte, per cui non so citarvi l'autore)
" per saltarello si intende un'ampia famiglia di balli tradizionali di alcune regioni dell'Italia centrale (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria e Molise). Solo poche aree però conservano oggi una tradizione viva ed autentica del ballo..."
Una danza definita "saltatio" era il ballo più tipico degli antichi Latini, tanto che saltare era giunto a significare "danzare". I Latini usavano anche le choreae, danze circolari lente e solenni, accompagnate dal canto degli stessi danzatori, e la ballicrepa, una danza armata. La saltatio sembra invece essere stata una danza vivace scandita in tre tempi. Era diffuso praticamente in tutta l'Italia centrale, in varie forme, con il nome di saltarella, zumparella o ballarella. Originariamente gli strumenti tipici dell'esecuzione erano la zampogna, o meglio le ciaramelle, dette così al plurale per indicare la polifonia dello strumento. Si tratta di uno strumento a sacca con ancia doppia, due canne, una di canto e l'altra di controcanto con un solo bordone che però è stato azzittito.

Attualmente, nelle feste, il ruolo antico della zamporgna è stato quasi totalmente preso dall'organetto, di solito diatonico (detto lu du' botte) perchè dotato nell'accompagnamento di sue soli accordi, quello di tonica e quello di dominante.
La struttura del ballo è modulare, nel senso che suonatori e ballerini compongono liberamente le loro esecuzioni utilizzando una tipologia fissa di frasi musicali e di passi. La maggior parte dei repertori consiste in balli di coppia (non necessariamente uomo-donna). Sul piano della struttura coreografica si ritrovano forme antiche mono-strutturate, ma il modello più ricorrente è quello a struttura bipartita o tripartita. Si balla di solito una coppia per volta, e le coppie possono essere miste o dello stesso sesso. L'uomo, o la donna che invita (nel caso di una coppia solo femminile) prende per mano la donna e con una tipica corsa la porta al centro della ronda e con una serie di passi fra i quali lo spontapè , o spunticchio o scarpetta eseguono dei modelli di ballo con inseguimento e finta fuga e reciproco sfoggio di destrezza e resistenza fino ad arrivare alla sostituzione con altre coppie."




-tutti i saltarelli sono in forma di controdanza per cui ballano tre coppie distribuite su due file contrapposte 
-nella terzina "uno" c'è un cavaliere affiancato da due dame; nella terzina "due" c'è una dama affiancata da due cavalieri
-ove possibile la terzina uno può dare le spalle all'orchestra; generalmente i sestetti si dispongono liberamente dove trovano posto
-vi sono scambi di posto alla fine di ogni passata musicale ma certe coreografie fanno eccezione
-in tutti questi saltarelli sono importanti le chiusure; bisogna conoscere il brano e chiudere in sincronia perfetta col suonatore
-non c'è saltarello che abbia meno di tre passate musicali di modo che ogni coppia sia stata una volta in centro (la spaccata). La maggior parte però è di sei passate, sempre con cambio di posto, perciò ognuno passa nelle sei "case" fino a tornare in quella da cui è partito. Il ruolo delle dame è diversificato. In certe coreografie restano al loro posto, in altre scalano di un posto ad ogni passata. Quando una coppia è protagonista il fenomeno è detto "spaccata" perchè in realtà si "spacca" il sestetto; una coppia balla e gli altri sottolineano il ritmo col battito delle mani.


 

Elenco qui di seguito i gruppi che suonano/praticano i balli suddetti e gli specialisti che insegnano le rispettive coreografie.In primo piano metto il Gruppo Uvagrisa, di Rimini, presidente Gualtiero Gori, autore con Pino Gala di una grossa fetta della ricerca in Romanga. Gori si avvale, per l'insegnamento, di Giuseppe Scandiffio.Sempre a Rimini c'è il Gruppo Quei d'una volta, referente Sauro Casaliche ha diversi maestri di ballo.A Bellaria c'è il Gruppo Amici delle tradizioni etniche e popolari, con i maestri Dorli e Salvatore.Il più volte citato Ivano Gobbi, con il supporto organizzativo di Franco Baldisserri e del Gruppo Balli del Parcheggio ha tenuto nel 2008 due importanti ateliers presso la fattoria di Lucio e Nadia a Petrignone di Forlì.A Faenza c'è il gruppo musicale già storico, La Carampana, con RobertoBucci al violino. Mentre il saltarello di Faenza era noto già dieci anni fa, quello di Castelbolognese è stato pubblicato a Petrignone solo di recente (da Bucci stesso) insieme ad Elisabetta Quarantotto, in marzo 2008. Per la didattica dei balli della Romagna centrale Bucci collabora spesso con Elisabetta; per citare un esempio: hanno tenuto un paio di ateliers in Veneto ove ci sono alcune enclavi dove le danze romagnole sono molto stimate. Nella regione di Modigliana i corsi sono tenuti da Tiziano e Sara Gurioli.Tra Faenza e Forlì, a Villagrappa, c'è un altro ricercatore e appassionato cultore dei canti e dei balli di tradizione romagnola: Mauro Platani, che nel 2005 ha fondato il gruppo La Banda de Grél, che si trova spesso in calendario per eventi legati alle tradizioni popolari e al folkrevival.A Imola ci sono i gruppi Triogrande e Folk a Vapore con Gian Carlo Battilani al violino, che oltre alla conoscenza della totalità dei brani romagnoli, possono tenere stage di danza sia a livello base che specialistico. La Valle del Santerno poi merita una menzione speciale in quanto Battilani, insieme a Mauro Grassi ha condotto una ricerca sul campo tra il 2001 e il 2006 che ha riportato alla pratica danzereccia due dei saltarelli sopra citati unitamente ad altri 12 balli per ora noti e praticati solo in Val Santerno.
Chiunque voglia organizzare corsi, atelier, stage avvalendosi a seconda dell'area di riferimento della persona più competente può telefonarmi allo0542 642686 Ho creato anche un gruppo di interesse sul quale si può dialogare liberamente sul saltarello romagnolo, e nel quale sono gradite adesioni, è su facebook, cliccare per credere saltarello romagnolo su facebook


domenica 7 aprile 2013

kARAGUNA - il mio grosso grasso matrimonio greco

tutte in cerchio per la 

ΚΑΡΑΓΚΟΥΝΑ - KARAGOUNA






gruppo greco di gipsy swing 
 Ed ecco la Karaguna, danza greca ballata ai matrimoni. Musica e passi che sono diventati simbolo della cultura ellenica, reinterpretati anche in chiave jazz e swing, oltre che in un video parodia con la celebre coppia formata da Stan Laurel e Oliver Hardy

 



Il titolo della danza si riferisce a una donna del popolo dei Karaguni (Karagounoi), gli antichi abitanti della Tessaglia, una regione della Grecia centrale. Nasce come una danza prettamente femminile, in cui le donne indossavano il loro decoratissimoabito tradizionale, con gli uomini che stavano ai margini dello spazio delladanza accompagnando il tempo co le mani.  E’ caratteristica la postura delle ballerine:  la loro compostezza è dettata dall’abito così riccamente adornato di ricami e dettagli preziosi da renderle piuttosto rigide; nel ballo viene valorizzata la femminilità con i delicati movimenti di piedi e le caviglie e il girare della testa. Le donne si tengono per mano in un cerchio aperto e colei che conduce la fila a volte si permette piccole variazioni e si volta frontalmente a danzare con la seconda ballerina.Spesso la danza veniva cantata dagli stessi partecipanti al ballo. Il testo racconta di un uomo che vede la sua bella karaguna alla finestra e si strugge per farle sapere il suo amore promettendole di regalarle vestiti, gonne e giacche ricamate.
Il vestito femminile karaguno è uno dei più spettacolari della Grecia: riccamente ornato è coloratissimo, risplendente di dettagli in metallo prezioso (cintura, ricami, nastri, foulard, ecc). Si compone di una sottoveste di lino con ricche frange nere o blu sui bordi delle maniche e della gonna, coperta da una veste finemente plissettata anch’essa riccamente ricamata con caratteristici ricami rossi e arancio (colori che tornano anche nelle calze, secondo alcuni ricercatori) ed accompagnata da un gilet con disegni e simboli colorati. Il costume è completato dalle maniche con cordoncini multicolori o dorati e il caratteristico grembiule. La testa è coperta da una sciarpa di seta nera o cotone ricamato avvolta intorno al capo e fissata con cordoncini dorati; dal fazzoletto fuoriescono spesso ciocche di capelli che cadono ai lati del viso. Dalla testa, dal petto e dalla cintura pendono ornamenti come catenine, monili e monetine.
Grembiule: il costume femminile ha un particolare grembiule (chiamato “podia”) trapezoidale la cui superficie è tutta decorata con motivi di spirali, arabeschi, roselline, croci, lune, foglie e serpenti ricamati in argento. Questo tipo di grembiule aveva una funzione puramente estetica e non serviva per coprire e proteggere l’abito sottostante ma era esso stesso l’elemento più sontuoso dell’abito e accessorio simbolico fondamentale per l’abito da sposa. Ogni donna poteva averne più capi (anche una quarantina!), ognuno con uno speciale significato sociale, da indossare in diverse occasioni. Il vestito maschile è molto più sobrio e si compone da pantaloni di lana neri ( i vraka), la cintura e la camicia bianca di cotone con ampie maniche e il gilet di lana nero. Sulla testa indossavano un piccolo cappello rotondo nero di feltro.
ed ecco la musica......

martedì 12 marzo 2013

CHACARERA: zarandeo y zapateo

LA CHACARERA 
- lettera a Ginger

Ciao Ginger,
ci stiamo dedicando alla Chacarera e la tua presenza ci manca. Immagina le distese polverose della pianura argentina, immagina un corteggiamento in cui mettere tutta la propria passione nella potenza delle gambe ....  Anche senza avere gli stivali del gaucho quando batti tu i piedi fai sentire il ritmo a tutta la fila, mentre con gli occhi sei capace di sorridere o di gelare chi ti sta di fronte.
Ogni donna si improvvisa corteggiatrice e sventola la propria gonna improvvisata "come un ventaglio al contrario": il bello della danza è che non ci sentiamo mai prede (piccola riflessione sull' 8 marzo appena trascorso).
Quindi, bello mio, torna presto, tornate presto a zapatear.




La chacarera è una danza tradizionale tipica dell’ Argentina e della  Bolivia.
La chacarera arriva dal folklore, è un ballo di corteggiamento, sostanzialmente di campagna. Questa danza si balla spontaneamente solo in certe zone dell’ Argentina (specialmente a Santiago del Estero) e nella zona sud della Bolivia. Si esegue tradizionalmente con chitarra, bombo y violino, sebbene a partire dalla fine del   XX secolo sono nate formazioni  strumentali molto variate. Esistono sia chacareras cantate (sia in spañolo che in quichua santiagueño ) sia solo strumentali.
E’ ballata da coppie che danzano liberamente  con vari tipi di giri. con tutte le donne da un parte e gli uomini dall'altra che prima anticipano la danza con il battito delle mani e poi si intrecciano con eleganti volteggi sino all'abbraccio finale.
Era una danza in 6/8 e la base strumentale in 3/4. Questo particolare gioco ritmico tra ritmi binari e ternari è condiviso con altri balli popolari argentini. La sua origine  è molto difficile da individuare, probabilmente nacque nella zona di  Santiago del Estero, soprattutto nel sud della Provincia, dove il ceppo della popolazione si è formato con argentini di discendenza africana. Questo spiega, accanto alla chitarra e al violino, l'accompagnamento del bombo, un tamburo piuttosto alto sul quale la mano sinistra, stretta attorno al manico di una piccola mazza, produce un suono abbastanza profondo, strumento di chiara influenza indigena e africana.
Il nome viene del vocabolo «chacarero», ‘lavoratore in una chacra’ (chakra: ‘campo di mais’, en quichua santiagueño), perché generalmente si ballava in campagna (tutte le zone, tra loro limitrofe, dove si pensa sia nata la chacarera, sono caratterizzate da un clima abbastanza arido, con grandi distese di terra polverosa: questo dettaglio è importante per immaginarsi e capire una parte molto importante della chacarera, el zapateo, dove l’uomo con dei movimenti al limite della slogatura delle caviglie e delle ginocchia, colpisce violentemente la terra con l’interno e l’esterno del piede). Solo dopo arrivò nei centri urbani (verso la metà del XX secolo arrivò a Buenos Aires, con la gran affluenza de migranti per l’ industrializzazione dove però non attecchì mai del tutto) ed ora si balla in molte zone dell’Argentina con caratteristiche e peculiarità locali..
La descrizione dei  passi  suole essere la seguente:
·         Introduzione in cui i ballerini battono le mani dopo aver realizzato una serie di passi liberi che simboleggiano, come in tutte le danze argentine, l’inizio del corteggiamento. Uno dei musicisti avvisa con un grido «¡Se va la primera!» o qualche altra variante. Una volta terminata l’ introduzione musicale, si sente il secondo grido: «¡Adentro!» che inizia i movimenti e il canto.
·         Passi:
    • Avanti e indietro: la coppia fa due passi in avanti e due retrocendendo schiccando le dita e con le braccia quasi totalmente estese sulla testa. las cabezas.  
    • Giro: La coppia fa due passi in avanti arrivando al centro e torna al posto
    • Vuelta intera: La coppia si scambia di posto lasciando il centro libero e ognuno torna poi al suo posto, senza mai voltarsi di schiena. Questa figura occupa l’intervallo non cantato.
    • Zapateo: l’uomo fermo sul posto batte i piedi (zapatos= scarpe)
    • Zarandeo: la donna si muove con  el zarandeo, un movimento in cui, sostiene la gonna con entrambe le mani scuotendola come un ventaglio capovolto (zarandear=scuotere) e realizza uno o due piccoli  giri senza dare mai le spalle al cavaliere.
    • ¡Áhura!: comincia con il grido «¡Áhura!» (adesso’). La coppia fa dapprima una media vuelta e dopo conclude  con il «giro y coronación»: la coppia  ruota in maniera che entrambi rimangano in centro e che l’uomo termini con le sue mani sulla testa della donna. Spesso questo momento è sostituito con un abbraccio coreografico ed un sorriso di liberazione, dopo tanti giri ecco il meritato premio.
       La coppia approfitta poi della pausa e dell’introduzione della  «segunda»
      che viene chiamata in maniera analoga alla «primera», con un grido de uno dei musicisti, per retrocedere fino a una distanza simile a quella dell’inizio.
 Abiti per ballare la chacarera
Donna: scarpe di cuoio con tacco leggero. Vestito in due pezzi: gonna  con giro largo e adornata di volantes, camicia abbottonata davanti con volante applicato come sopragonna ed altri sulle maniche e intorno al collo. Acconciatura con una o due trecce.
Uomo: stivali con o senza sproni.   Giacca corta con angoli retti e piccoli adorni, camicia bianca o colorata, fascia in vita, fazzoletto di seta al collo con le punte sulla schiena. Cappello non troppo alto, coltello alla cintura.  

mercoledì 5 dicembre 2012

el PINCHADISCOS

EL PINCHADISCOS

La ricchezza dello spagnolo sa arricchire di sapori e sensazioni le parole più comuni.   
Punge i dischi il vero Dj perché  "pinchar" rimanda ai pungiglioni, agli aghi e naturalmente alla vecchia testina del giradischi: punge qualsiasi cosa abbia una punta, ed il vero Pinchadiscos  deve amare il vecchio vinile. 
Negli anni '50 gli amici si riunivano con i loro 45 giri che riconoscevano da alcuni pezzettini di scotch colorato e molto artigianalmente ricreavano l'atmosfera del primo rock che arrivava d'oltreoceano, Roy Orbison e tanta allegria. 
Nelle feste con luci, mixer ed amplificatori il Pinchadiscos non rinuncia a unire la tecnologia con la musica jazz di qualche vecchio vinile, citazioni colte per chi a voglia di ballare la modernità.

Io preferisco ballare con la musica dal vivo, e so che il Pinchadiscos non si tira indietro e nei momenti liberi suona la tromba imparando da autodidatta.  

  

sabato 1 dicembre 2012

DANZAS POPULARES FLAMENCAS


DANZAS POPULARES ANDALUZAS 
 - 15 dicembre 2012
Danze Popolari Flamenche

dalle 10.00 alle 12.00
presso l’Associazione culturale "In Cerca D'Autore" Via Vittorio Veneto, 3f - Brescia




Passionalità, fierezza, un gioioso modo di lavorare sulla postura nella verticalità e contemporaneamente nell'apertura, un fantasioso modo di muovere mani e braccia unico al mondo, un richiamo costante alle forze vitali della terra con i piedi che diventano presenti e attivi quanto mai... nella gioia del danzare insieme con coreografie accessibili anche a chi vi si approccia per prima volta.

Stage rivolto a tutti per la presentazione del corso a cadenza settimanale con inizio gennaio 2013



L' insegnate  è Maria Angeles Henestrosa, originaria dell'Andalusia.
Fin da piccola inizia lo studio delle danze popolari della sua terra natale ed entra a 14 anni nel "Gruppo Folcloristico Virgen de la Cabeza" gruppo tutora attivo e rappresentate della Spagna in vari festival e incontri internazionali.
Amante delle danze antiche di qualsiasi origine, dal 1998 oltre a trasmettere le danze  popolari andaluse
flamencas, insegna Danza Sacra in Cerchio in corsi e seminari in varie città dell'Italia. Segue dei corsi di formazione in Danza Creativa Terapeutica e partecipa ad incontri per l'armonizzazione corporea.


Per info e prenotazioni: 3334720330 - 3388565818  -  costo 20 €

giovedì 29 novembre 2012

FESTA A BALLO con Maurizio Diamantini


FESTA A BALLO CON FOLKBANDA




Era il 24 novembre 2012 e abbiamo organizzato la festa a ballo con cui ci piace rinsaldare le amicizie tra i nomadi del popolo folk e contagiarci di allegria. E sabato anche Ginger c'era!



Da Verona abbiamo invitato a suonare per noi i Folkbanda con Maurizio Diamantini. Con lo spirito del pifferaio magico che dirige chi lo ascolta Maurizio dal suo angolo conduceva sia le musiche che le danze, introducendosi nel cerchio della danza quando serviva insegnare un passo o una sequenza. A volte gli attacchi non erano chiarissimi ma la voglia di ballare sorpassava qualsiasi tentennamento.
Ringraziamo l'organetto, le percussioni, il violino e la piva dei Folkbanda per la musica di cui abbiamo goduto. 



La sala (una palestra in verità) era stata decorata  con gli stendardi con  frasi sulla danza e l'atmosfera era resa ancora più giocosa dalle stoffe colorate appese come biancheria stesa ad asciugare tra le calli veneziane di Canareggio.  



Daniela ci scrive:
"Bellissima festa. Non partecipo a nessun corso eppure mi avete coinvolta con un entusiasmo strepitoso. Mi sono divertita tantissimo. Mi avete coinvolta nel ballo con gioia... e un po' di pazienza. Grazie a tutti."







 





Stefania aggiunge:

"Mi associo a Daniela confermando quanto sia stato bello e divertente! E' stata una serata straordinaria! Grazie agli organizzatori!!!

p.s. Ha ballato persino lui!!!! E' tutto dire!!! :-)"








 come cappello il commento del maestro concertatore Maurizio Diamantini:

"Sabato sera? Un trionfo."