la storia di PAOLA
Un’antica ballata irlandese recita “ …chi suona e chi balla è in paradiso!…” Io non c’ho rinunciato.
Ho iniziato così a frequentare dei corsi per apprendere le danze create dai popoli con ingredienti semplici come i gesti della vita quotidiana, le abitudini, i riti pagani o religiosi, i ruoli o il tempo del loro vissuto e mi sono iscritta alla Scuola di Formazione per Docenti di Danze Etniche Italiane dove ho incontrato materie nuove come l’antropologia, l’etnocoreologia e l’etnomusicologia.
Oggi continuo a proporre laboratori di balli popolari nelle scuole di ogni ordine e grado e a gruppi di adulti in modo da aver ben collegate la teoria appresa con la pratica. Ho fondato due gruppi folclorici, di cui sono anche la direttrice artistica, aventi l’obbiettivo di recuperare e far conoscere a più persone possibili le danze popolari.
In modo del tutto naturale sono entrata a far parte dei “nomadi del folk”, così definiti perché percorrono chilometri e chilometri per andare a feste in cui si ballano danze autoctone, magari con gli anziani del paese, o repertori provenienti dal mondo ebraico, dalle culture europee o d’oltre oceano.
Perché faccio tutto questo?
Perché il clima è sempre di festa, le danze si imparano facilmente, anche per imitazione, e mentre si balla cadono le barriere dei ruoli sociali e le paure del giudizio. Incontro vecchi e nuovi amici con cui scaricare le tensioni perché la mente, impegnata a seguire la musica, non pensa ai problemi e si libera dalla frenesia della vita.