da wikipedia
Jarabe Tapatío, o la danza del cappello è la più famosa del
gruppo di danze popolari messicane chiamate “Jarabe”. Originariamente fu bandito dalle autorità
coloniali nel XIX secolo per la sua accentuata sessualità e la sua natura di
sfida verso le leggi spagnole, fino a che divenne il simbolo del Messico sia
all’interno del paese che all’estero.
Anche il vestito dei protagonisti simbolizza la tipica
coppia messicana, con le donne vestite
nello stile chiamato “China Poblana” e gli uomini vestiti da Charros.
Storia
Meglio nota come Danza del cappello jarabe tapatío è
arrivato a simboleggiare il Messico sia all’interno dei confini che fuori. La
parola “jarabe” deriva dalla parola araba
“xarab” che significa “infuso di erbe” ( in spagnolo decotto, sciroppo), mentre
“tapatío” è il soprannome dato agli abitanti di Guadalajara. La danza condivide
il suo nome con altri balli dello stesso tipo del centro e del sud del Messico
( jarabe de Jalisco, jarabe de atole, jarabe
moreliano) ma il tapatío è il più famoso. C’è qualche controversia sull’autenticità
della danza: il ricercatore Nicolás
Puentes Macías sostiene che i veri jarabes sono quasi estinti e che si
mantengono solo in piccole zone dell’area zapateca e di jalisco, e che il tapatío
siain realtà una variante di una danza chiamata “tonadilla.”
Le prime testimonianze della danza provengono dagli
ultimi anni del 1700. Originariamente era danzata da coppie di donne al fine di
evitare di incorrere nella disapprovazione della Chiesa. Poco prima della Guerra di Indipendenza
cominciarono a ballarla coppie miste in spettacoli pubblici al centro di città
del Messico nel 1790. Immediatamente il jarabe fu bandito dalle
autorità coloniali e religiose perchè considerato offensivo per la morale e
provocatorio nei confronti del controllo della Spagna sul territorio. Ciò servì
comunque servì solamente a rafforzare la popolarità della danza come forma di
protesta, con la gente che organizzava balli illegali in piazze pubbliche e
festival popolari.
Subito dopo l’Indipendenza il jarabe e altre danze
crebbero in popolarità e diffusione, anche se erano terminate le restrizioni
coloniali. La gente infatti celebrò la fine della guerra con lunghissimi
festeggiamenti in cui si ballava prevalentemente il jarabe, che cominciò ad
essere visto come una parte importante della nascente identità del messico come
nazione.
Il jarabe mantenne varianti regionali ma raggiunse lo
status di danza nazionale divenendo popolare non solo nella città d’origine di
Guadalajaram ma anche fra l’élite di Città del Messico intorno al 1860. Dopo la
Rivoluzione messicana la sua popolarità si estese anche alle classi pù umili,
divenendo il simbolo di unità nazionale e danza ufficiale del Messico. La sua
fama fu accresciuta dopo che la notissima ballerina russa Anna Pavlova la
inserì nel suo repertorio nel 1919. il jarabe è rimasto
molto in voga in Mexico circa fino al 1930, soprattutto a città del Messico, ed è tuttora insegnato nelle scuole
di ogni grado del paese.
Performance
La danza rappresenta il corteggiamento di un uomo e
una donna, con la dama che dapprima rifiuta le avances e poi le accetta. Ha
esplicite metafore sessuali che ne hanno causato l’ostracismo delle autorità. Col tempo la danza ha perso la sua forza
provocatoria e guadagnato il carattere di danza nazionale, e per questo è
importante che i ballerini indossino gli abiti rappresentativi dell’uomo e
della donna messicani. Per le donne il vestito tradizionale è chiamato “China Poblana”: il nome della combinazione di gonna e camicia viene da una Filippina che
arrivò su un galeone in Messico per lavorare come serva agli inizi dell’ 800. Il
suo vestito asiatico fu copiato ed adattato a quello di Puebla, con la gonna
abbondantemente ricamata e decorata. L’abito maschile è quello del charro,
riccamente decorato con dettagli in argento (dalla tradizione della zona di Salamanca
in Spagna).
La musica suonata per accompagnare la danza fu
composta espressamente per il ballo ed è suonata da band mariachi o gruppi di
strumenti a corda come chitarre, arpe, violini, ecc.